20 Febbraio 2020
DANNI DA FAUNA SELVATICA. Altro riuscito appuntamento di discussione e confronto in Coldiretti Belluno

Il 17 febbraio scorso si è svolto in sede Coldiretti a Belluno un altro interessante incontro dibattito sui danni da fauna selvatica in provincia di Belluno riservato questa volta alla zona della Valbelluna ed in particolare per i territori comunali di Belluno, Limana, Sedico e Sospirolo presenti con i presidenti delle rispettive sezioni cacciatori, con cacciatori, con gli agricoltori, con l’Ente Provincia ed il consigliere riconfermato Franco De Bon e naturalmente con Coldiretti Belluno coordinata dal Vice Direttore di Belluno Michele Nenz che non ha certo lesinato in fatto di stimoli alla discussione da parte dei presenti.

E’ stata rimarcata l’assoluta necessità di fare squadra e di condividere, per il rispettivo sviluppo, un modo comune di scegliere le cose da fare, come portarle avanti, come mantenere una collaborazione più continua tra soggetti.

Stimoli per tutti, quindi: quali sono le necessità dei cacciatori, come possono rimarcare il proprio ruolo di servizio come controllori? Cosa di effettivamente basilare debbono fare? E gli agricoltori non ne possono più di fronte a danni ingentissimi che minano le proprie aziende, distruggendo tutto. E’ situazione grave.

Cosa si può fare? Coldiretti, oltre all’abbattimento di cervi e cinghiali, chiede alla Regione di togliere i costi per la visita veterinaria. Se fatto è un riconoscimento del servizio di controllo che i cacciatori fanno. E ancora, modificare il disciplinare tecnico del controllo, applicato dal 1 febbraio che non permette più al conduttore del cane da traccia di girare armato. E’ un momento di pericolo nel trovarsi opposto ad un cinghiale senza poter difendersi con il fucile. Se c’è la guardia provinciale ci può anche stare andare bene ma se non c’è (vista la carenza di organico), il fatto di non poter sparare complica non poco le cose. Sarebbe da riapplicare il disciplinare provinciale; variarela legge attuale per consentire la cessione dei capi abbattuti, snellire le procedure per realizzare e presidiare le altane, semplificando anche le procedure d’uscita per poter cacciare.

Si è parlato anche di possibili sviluppi nel creare una filiera della carne ed il possibile neo macello a Sospirolo potrebbe essere momento interessante di sviluppo. Proposta di coinvolgimento del mondo politico per istituire una specie di riconoscimento, di premio, per ogni animale abbattuto. Possibilità da parte dei cacciatori di inserire l’altana al centro dei campi di mais, per esempio, con spazi liberi utili per vedere gli animali. Permettere nel controllo del cinghiali, l’uso delle fonti luminose. Si devono salvare e salvaguardare davvero le aziende agricole con fondi più cospicui per le difese, le recinzioni, evidenziando sempre la specificità della nostra provincia rispetto ad altre. Infine Franco De Bon ha rimarcato proprio il tema della specificità della provincia di Belluno ricordando che il 30 dicembre l’Ente ha varato un protocollo con la Regione Veneto che ha riassegnato alla provincia di Belluno delle funzioni in materia di caccia e pesca e delle risorse e del personale. E’ necessario “accelerare” anche il tavolo verde, un’iniziativa importante dove discutere questi problemi. Tavolo rimarchevole, per esempio, per far capire al mondo venatorio il ruolo che il cacciatore nel 2020 deve avere all’interno di questa nostra società civile.

 

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